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I luoghi dello sterminio nazista

L’escalation della politica repressiva dei nazisti nei confronti degli ebrei, e di tutti quelli che consideravano non appartenenti alla razza ariana o nemici dello Stato, può essere raccontata anche attraverso i diversi luoghi che costruirono proprio per attuare tale politica: ghetti, campi di transito, campi di concentramento, campi di sterminio.

I ghetti

I ghetti rappresentano il primo passo concreto per la repressione degli ebrei. Si trattava per lo più di quartieri dentro cui, attraverso muri e recinzioni, gli ebrei venivano isolati dal resto della popolazione.

Il primo ghetto fu costruito a pochi giorni dall’inizio della Seconda Guerra Mondiale, e si trovava nella città polacca di Piotrków Trybunalski. Le condizioni di vita nei ghetti erano spesso al limite della sopravvivenza. Non a caso essi furono spesso teatro di epidemie.

I campi di concentramento

I campi di concentramento vennero realizzati all’inizio per lo stesso scopo dei ghetti: imprigionare, isolare. I primi, costruiti già all’inizio del regime nazista, servirono per ospitare i nemici politici e alcune categorie di persone considerate socialmente deviate (omosessuali, rom, Testimoni di Geova). Il primo campo di concentramento fu quello di Dachau, vicino Monaco: il primo trasporto di prigionieri avvenne il 22 marzo 1933, cioè meno di due mesi dopo la presa del potere da parte di Hitler.

Il numero di campi di concentramento aumentò sensibilmente con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e le diverse annessioni a Est, in particolare in Polonia: tra questi il più famoso, Auschwitz. Prigionieri politici e militari e sempre più ebrei venivano stipati in questi luoghi di prigionia, costretti a lavorare con ritmi massacranti e a vivere in condizioni assurde: molti morivano per la fatica, per la fame, per le malattie. Senza contare che molti prigionieri divennero cavie per gli esperimenti di brutali medici nazisti, come Josef Mengele. E tanti vennero uccisi in questi campi, che di fatto erano luoghi di eliminazione.

I campi di sterminio

La “soluzione finale della questione ebraica”, ossia il piano di eliminazione definitiva di tutti gli ebrei europei ratificata nella surreale Conferenza di Wannsee del 20 gennaio 1942, richiedeva metodi più rapidi ed “efficienti”. Ecco che accanto ai campi di concentramento cominciarono a nascere dei veri e proprio campi di sterminio, luoghi che servivano esclusivamente all’eliminazione dei prigionieri. Il primo era stato costruito già prima della Conferenza di Wannsee, nel dicembre 1941. Era il campo di Chelmno, sempre in Polonia.

All’inizio, lo sterminio avvenne attraverso dei furgoncini, trasformati in camere a gas “mobili”. Poi vennero create le vere e proprie camere a gas. Accanto ad esse, i forni crematori, dove le vittime dei massacri venivano appunto cremate. Non soltanto per ragioni igieniche, ma per nascondere quello che stava accadendo.

Ovviamente, dopo la ratifica della “soluzione finale”, anche i campi di concentramento, pur non avendo all’inizio questa funzione, divennero sempre più luoghi di sterminio. Gli uni e gli altri vengono anche chiamati lager.

40 mila luoghi dello sterminio nazista

Esistevano anche dei campi di transito, che, come dice la parola stessa, erano luoghi dove i prigionieri venivano temporaneamente collocati, in attesa di essere condotti verso la morte.

Tra ghetti, campi di concentramento, di transito e di sterminio, i nazisti crearono più di 40 mila strutture destinate a soffocare l’opposizione, a eliminare persone considerate inferiori, a sterminare gli ebrei.

Immagine: Ingresso principale del Campo di sterminio di Auschwitz (Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported – Bibi595)